Ross, Michael (IT)

Il 9 settembre 1943 a seguito dell’Armistizio Italiano, oltre 50.000 degli 80.000 prigionieri di guerra Alleati in 52 campi in Italia, fuggirono. La maggior parte di loro fu catturata nuovamente dai tedeschi, ma oltre 17.000 riuscirono a fuggire di nuovo ed a riunirsi alle truppe Alleate. Molti, tuttavia, si unirono ai partigiani italiani e continuarono ad attaccare Tedeschi e fascisti. Questa è la storia di un ufficiale dell’esercito britannico, il capitano Michael Ross, mio padre, scappato due volte da un campo di prigionia a Fontanellato, vicino a Parma. Ross ha scritto un libro sulla sua permanenza in Italia dal titolo ‘The British Partisan’.

La sua prima fuga avvenne il 7 maggio 1943, ma venne catturato di nuovo al confine Svizzero e riportato a Fontanellato. Durante la seconda fuga, il 9 settembre 1943, Ross e il collega ufficiale George Bell, ricevettero un considerevole aiuto dagli italiani del posto che fornirono loro cibo, riparo e vestiti a rischio della loro stessa vita. Dopo diverse settimane Ross e Bell raggiunsero la Liguria e il villaggio di Baiardo con l’intenzione di raggiungere Gibilterra attraversando la Francia e la Spagna. Qui incontrarono Renato Brunati e questo modificò per loro l’intero corso degli eventi.

Brunati era il capo di un piccolo gruppo di partigiani che includeva la sua compagna, Lina Maiffret. Brunati si offrì di aiutare Ross e Bell a fuggire trovando un pescatore in grado di portarli in Corsica, che era stata liberata nell’ottobre 1943. Brunati aveva discusso il piano con un amico e collega antifascista, Beppe Porcheddu. Beppe e la sua famiglia vivevano a ‘Villa Llo di Mare’, ad Arziglia, a est di Bordighera. Beppe suggerì che i due ufficiali si nascondessero nella sua villa fino alla loro partenza. Ross e Bell arrivati alla villa di Beppe vennero accolti da tutta la famiglia: sua moglie Rita, le figlie gemelle Giovanna e Amalia e il figlio, Bitita. Dopo tre giorni Brunati e Lina tornarono con la deludente notizia che il pescatore aveva lasciato la zona. Considerati i rischi per la famiglia Porcheddu, Ross e Bell decisero di provare ad attraversare il confine francese e partirono con i partigiani per la montagna.

Dopo aver lasciato Villa Llo di Mare, Brunati suggerì che, a causa dell’aumento delle pattuglie tedesche nella zona, si trasferissero tutti nella sua villa ‘Casa Mattone’, vicina alla villa di Beppe. Casa Mattone esiste ancora oggi nel suo caratteristico colore rosso mattone e una targa su una delle pareti testimonia che l’autore Giovanni Ruffini scrisse il suo famoso libro ‘Il Dottor Antonio’ durante il soggiorno nella villa. A mezzogiorno della loro prima mattina a Casa Mattone qualcuno bussò forte alla porta. Lina sussurrò “Carabinieri” a Ross e Bell fuggirono rapidamente dalla villa per nascondersi in un vicino tunnel ferroviario. Dopo diverse ore, non sentendo più nulla, tornarono alla villa. Era deserta, non c’erano tracce di Brunati e Lina; erano stati arrestati. Anche Beppe aveva saputo della notizia e aveva subito fatto in modo che due partigiani, Vincenzo Gismondi e Federico Assandria, accompagnassero Ross e Bell in un rifugio in montagna. Fu quindi programmata un’altra fuga in Corsica. Era stata trovata una barca, custodita in un capanno vicino al mare. Ross e gli altri si diressero verso la spiaggia. Calarono la barca in acqua e remarono lontano dalla riva, ma malauguratamente l’acqua iniziò ad entrare nella barca attraverso le fessure nelle assi di legno deformate e secche e la barca iniziò ad affondare. Riuscirono fortunosamente a raggiungere la riva poco prima che la barca affondasse. Si allontanarono velocemente e Ross e Bell andarono alla villa di Beppe per chiedere ancora una volta il suo aiuto.

Beppe li accolse senza esitazione e rimasero con la famiglia durante quel periodo natalizio del 1943. Ebbero anche la lieta notizia che Brunati e Lina erano stati liberati. Ross era sempre più preoccupato per la sicurezza di Beppe e della sua famiglia dato che erano lì da tre settimane. Per fortuna Brunati e Lina vennero in visita a casa di Beppe così che Ross e Bell potessero partire con loro per recarsi in montagna. Brunati e Lina lasciarono quindi le montagne e due giorni dopo Beppe si incontrò con Ross e Bell per dare loro l’allarmante notizia che Brunati e Lina erano stati nuovamente arrestati e interrogati. Con questi arresti Ross, Bell e i partigiani correvano ora un grande rischio. Beppe propose segretamente a Ross di tornare alla sua villa fino a quando non avessero deciso cosa fare. Per sicurezza, nessuno doveva sapere di questo piano. Ross e Bell sarebbero rimasti a Villa Llo di Mare per 3 mesi. Una stanza segreta dietro un grande armadio avrebbe fornito loro un nascondiglio quando necessario, poiché Beppe era sempre sospettato per il suo coinvolgimento con i partigiani.

Poco dopo, la polizia fascista ordinò a Beppe di presentarsi per un interrogatorio a Imperia, capoluogo di provincia. Beppe fu interrogato per diverse ore, ma respinse con successo tutte le accuse a lui rivolte e, poiché i fascisti non avevano prove, fu rilasciato. Il 15 agosto 1944 l’Armata americana sbarcò nel sud della Francia tra Cannes e St Tropez. Un amico fidato di Beppe, che lavorava negli uffici del governo locale, lo avvertì di aver visto una lista segreta di persone da arrestare e che sarebbero state tenute in ostaggio dai Tedeschi e dai fascisti. Il suo nome era in cima alla lista quindi non c’era tempo da perdere. Ross e Bell partirono subito per le montagne per cercare di ricongiungersi ai partigiani. La villa fu evacuata e la famiglia divisa per nascondersi presso diversi amici. Per Michael Ross, la partenza fu molto più difficile in quanto si rese conto di essersi innamorato di Giovanna, figlia di Beppe Porcheddu. Ross si chiese se avrebbe mai più rivisto la famiglia Porcheddu.

Spostandosi sulle montagne Ross e Bell dovettero intraprendere azioni evasive più volte per evitare le pattuglie tedesche, ma furono catturati da partigiani diffidenti e portati nel loro nascondiglio. I partigiani erano della Brigata Garibaldi e il loro capo, Bruno, sospettava che Ross e Bell fossero spie tedesche. Bruno disse loro che al mattino, se non avessero spiegato pienamente dove erano stati, sarebbero stati fucilati. Non potevano rivelare l’aiuto dato loro da Beppe e dalla famiglia Porcheddu in quanto avrebbe potuto mettere a repentaglio la loro incolumità. In mattinata arrivò un altro partigiano, Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto Vitto, comandante della Divisione Garibaldi, che aveva combattuto nella Brigata Internazionale in Spagna. Vitto si avvicinò a Ross e disse che aveva due americani con lui che avrebbero potuto interrogarli e stabilire la verità.

Fu un viaggio di due giorni quello per raggiungere il gruppo di Vitto più in alto sulle montagne. All’arrivo incontrarono i due piloti americani che si erano paracadutati dal loro aereo dopo che era stato abbattuto. Dopo solo poche parole i piloti statunitensi poterono rassicurare i partigiani che Ross e Bell erano effettivamente ufficiali britannici. Si scoprì che Vitto veniva ulteriormente aiutato da un ufficiale esecutivo delle Operazioni Speciali, il capitano Robert Bentley, che stava cercando di organizzare la consegna di armi ai partigiani con gommoni lanciati da un sottomarino. Era previsto che le armi venissero fatte sbarcare su una spiaggia ad Arma di Taggia, poche miglia più a est di Bordighera. Come parte del piano di consegna delle armi, Ross e Bell, insieme ai due piloti americani, sarebbero fuggiti salendo a bordo del sottomarino al termine dell’operazione. Il primo tentativo fallì perché quando il gruppo si avvicinò alla spiaggia, i razzi illuminarono improvvisamente l’intera area e i cannoni costieri tedeschi aprirono il fuoco sparando in mare. Tutti riuscirono a scappare nel caos. Anche un secondo tentativo 10 giorni dopo si concluse in modo simile con un altro fallimento . Nonostante questo Bentley, Ross, Bell e i partigiani erano determinati a riprovare. Al terzo tentativo Ross e i partigiani furono fermati da uno di loro che fungeva da esploratore prima che potessero raggiungere le loro posizioni sulla spiaggia. I Tedeschi erano in agguato ed i partigiani dedussero che un informatore dovesse averli avvertiti. Si svolse un’indagine e si concluse che una delle partigiane, Olga, dovesse averli traditi con i Tedeschi. Disse di essere jugoslava e che era stata incaricata dai partigiani di avvicinarsi ai Tedeschi e ottenere informazioni. Tuttavia si stabilì che dovesse aver agito come un doppio agente: venne fucilata.

Risultò evidente che il recente tradimento di Olga non si era limitato al tentativo di consegna delle armi. Il giorno dopo i Tedeschi iniziarono una grande operazione contro i partigiani. Dovevano sapere esattamente dove si nascondeva il gruppo poiché le capanne che stavano usando furono improvvisamente attaccate dai nemici. Un certo numero di partigiani, insieme a Ross e Bell, riuscirono a fuggire, ma diversi furono uccisi e altri catturati per poi essere giustiziati sommariamente. Il gruppo di Ross si riorganizzò rapidamente e si trasferì in una nuova postazione. Lì discussero un piano alternativo di fuga che prevedeva di raggiungere a remi la Francia, ora in mano agli Alleati. Tuttavia il pericolo di un attacco da parte dei Tedeschi era sempre presente. In una fatidica occasione i partigiani, stanchi di muoversi, rimasero nella stessa capanna per una seconda notte. Ross e Bell, che avevano stabilito come regola di non trascorrere più di una notte nello stesso luogo, se ne andarono e dissero che si sarebbero incontrati di nuovo la mattina. All’alba il silenzio fu improvvisamente rotto dal boato di esplosioni. Quando si ristabilì la calma, Ross e Bell tornarono con prudenza alla capanna e le loro peggiori paure furono confermate. Tutti i partigiani giacevano a terra morti. Ormai non c’era più nulla che potessero fare per loro e così lasciarono immediatamente la zona. Ross era rimasto impressionato dai partigiani che considerava ben addestrati e molto coraggiosi.

Ross e Bell decisero di attenersi al loro piano per raggiungere la Francia a remi.I partigiani trovarono per loro due barche nella città costiera di Vallecrosia, situata tra Bordighera e Ventimiglia, città di confine italiana. Ross, Bell, un pilota francese e 4 partigiani partirono con le barche, ma entrambe furono sommerse dal mare agitato. Nonostante avessero rischiato l’annegamento durante il primo tentativo, due giorni dopo ci riprovarono. Questa volta le due barche furono calate in acque più calme, nell’oscurità. Dopo quasi due anni e mezzo di prigionia, nascondendosi e spostandosi costantemente in montagna, aiutati dai partigiani e nascosti da Beppe, Ross e Bell arrivarono al sicuro a Montecarlo.

La storia dei partigiani che avevano aiutato Ross e Bell, rimasti in Italia, è molto triste poiché diversi furono catturati e giustiziati. Renato Brunati, il primo partigiano che avevano incontrato, che era anche un buon amico di Beppe, fu arrestato nel 1944, portato in un carcere di Genova e fucilato insieme ad altri ostaggi. Anche la compagna di Brunati, Lina Meifrett, fu arrestata ma per fortuna venne deportata in Germania, da dove successivamente riuscì a fuggire.

Vincenzo, Elio e Federico, che avevano tentato di remare fino alla Corsica con Ross e Bell, sopravvissero tutti alla guerra, ma su una collina che domina il porto di Bordighera c’è ora un monumento dedicato ai partigiani che furono giustiziati o uccisi in azione. In cima alla lista c’è Renato Brunati. Beppe e tutta la famiglia Porcheddu furono incredibilmente fortunati e sopravvissero alla guerra. Ross si unì di nuovo al suo reggimento e poco tempo dopo in Europa la guerra finì. Tornò a Bordighera nel 1946 per un gioioso ricongiungimento con la famiglia Porcheddu ed in particolare con Giovanna che avrebbe sposato l’11 ottobre 1946. Anche sua sorella gemella, Amalia, avrebbe sposato un ufficiale britannico, il capitano Philippe Garigue (1917-2008) in una doppia cerimonia a ‘Villa, Llo di Mare’.

Nel suo libro “The British Partisan”, Ross riconosce il contributo molto significativo e coraggioso di Beppe a sostegno degli Alleati e della resistenza contro il fascismo. Purtroppo non ho mai conosciuto il mio straordinario nonno, Beppe Porcheddu. Nel dicembre 1947, mentre organizzava una mostra della sua arte a Roma, scomparve per non essere mai più rivisto. Bordighera divenne una seconda casa per i miei genitori dove trascorsero insieme tanti anni felici. Mio padre è morto nel 2012 e mia madre nel 2019. La loro è stata una straordinaria storia d’amore.

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