Millozzi, Antonio

Di seguito un articolo del 2008 sulle celebrazione della “Giornata della Memoria” a Servigliano, nelle Marche. L’articolo de il Messaggero, parla della storia del campo di Servigliano come campo di prigionia e campo di smistamento, attraverso testimonianze e documenti.


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GIORNATA DELLA MEMORIA

Servigliano ricorda gli orrori delle deportazioni di FABIO PACI

1 Febbraio 2008 – SERVIGLIANO – La celebrazione della “Giornata della Memoria” è sempre speciale a Servigliano. Qui, dopo l’8 settembre 1943, fu attivo il più grande campo di internamento delle Marche. Centinaia di ebrei patirono le pene dell’inferno. La notte del 3 maggio 1944 il campo venne bombardato, i prigionieri fuggirono. Per 31 la fuga fu breve e ripresi dai tedeschi, furono deportati a Fossoli e da qui ad Auschwitz. Morirono tutti. Come la famiglia Hauser: il piccolo Eugen Hauser aveva dieci mesi esatti. Una tragica pagina di storia. Che oggi verrà ricordata proprio a Servigliano (ore 9, teatro comunale) da Filippo Ieranò, presidente della “Casa della Memoria”, e Maria Peri della Fondazione Fossoli. Durante l’incontro verranno proiettati documenti storici. Inoltre le scuole medie di Grottammare, Comunanza, Monte San Martino e Servigliano presenteranno lavori preparati dagli alunni. L’incontro sarà coordinato dallo scrittore Giuseppe Millozzi. Il cerimoniale sarà ripetuto domani, a Fermo (ore 10,30), all’istituto d’arte. Carla Bassani, residente a Verona, aveva 13 anni quando fu imprigionata nel campo di Servigliano. E’ rimasta la sola testimone oculare “Il vitto era penoso: fagioli e piselli pieni di vermi – ricorda -. Freddo terribile, non c’era acqua e dovevamo sciogliere la neve. Nelle baracche trovammo delle coperte con le quali mia madre mi cucì un cappotto. Ai piedi avevo zoccoli rattoppati”. In 31 finirono ad Auschwitz “Altri ebrei, invece – sottolinea Ieranò – riuscirono a salvarsi, grazie all’aiuto di anonimi coraggiosi che, esponendosi a gravissime conseguenza, decisero di esprimere solidarietà a quelle persone inermi e di ribellarsi ai nazifascisti. Gli ebrei furono così nascosti nelle case, dove attesero l’arrivo degli alleati.”

‘Il Messaggero’

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